La più tipica collana girocollo tradizionalmente prodotta a Pescocostanzo, chiamata così perché veniva accostata alla gola (in dialetto canna). E’ composta da (vaghi ) sfere in oro o in argento, ottenuti battendo un punzone di ferro, con uno stampo inciso a rilievo, dentro mezze coppette in lamina, ottenendo così un rilievo a sbalzo. Queste coppette, saldate assieme, vengono impreziosite da minuscoli grani d’oro sulla superficie. Le tecniche di realizzazione sono varie in lamina, a traforo, compresa quella in filigrana.
Gioiello importante nella dotazione nunziale delle ragazze pescolane. E tradizione che ogni bambina, dal primo anno di età e fino ai diciotto anni, si usa regalare un vago per la realizzazione di una Cannatora di diciotto chicchi dote della famiglia alla futura sposa come ornamento propiziatorio benevolo. Ma poteva essere anche la suocera a mettere la collana al collo della nuora in segno di benvenuto nella nuova famiglia. Questo gioiello comunque veniva tramandato da madre a figlia, da nonna a nipote, da suocera a nuora.
La collana viene spesso combinata con semi lavorati: pietre dure, coralli, perle o elementi in filigrana per personalizzare il manufatto e renderlo esclusivo.
Testi a cura di L. Sette
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