Ancora numerosi i visitatori che, indugiando per le strade del centro storico a rimirare il disegno e la doppia colorazione dei lastroni in pietra bianca locale e pietra scura vulcanica, si domandano com’è possibile che in un paese a 1.400 metri di quota, tra le montagne più alte d’Abruzzo, possa svelarsi un patrimonio di opere d’arte e di cultura di tale rilevanza, che fa di Pescocostanzo uno dei centri d’arte più interessanti, più visitati, studiati ed apprezzati della regione.
Una civiltà dei pescolani?
A Pescocostanzo si formò per tempo una classe sociale dotata di importanti risorse economiche (derivanti dalla sviluppata industria ovina), culturalmente elevata, che seppe guidare la comunità verso un alto grado di benessere e una efficiente organizzazione amministrativa.
Questa comunità fu in grado, negli anni, di compiere scelte importanti e di investire risorse in opere d’arte, progettando, dirigendo e vieppiù accrescendo il patrimonio di meravigliose opere che ancor oggi si conservano.
La fioritura di ingegni rese celebre Pescocostanzo come centro di invenzione e diffusione di una qualificata produzione artigianale.
Nel 1732 erano 1890 gli abitanti: ben 145 di loro risultavano artigiani.
Nunzio Federico Faraglia in una descrizione sull’artigianato pescolano afferma che in paese, nel primo ottocento si esercitava il mestiere di orafo in ben tredici diverse botteghe.
Quantunque un lungo periodo di crisi, la tradizione artigiana è riuscita a rimanere viva.
L’arte orafa ha riacquistato energia grazie ad una nuova generazione di orefici.
Significativa la crescita delle botteghe-laboratorio che producono i famosi e ricercati monili in filigrana e i laminati d’oro, gioielli che sono autentiche opere d’arte, di gusto squisito, codificati in forme che sono divenute il simbolo della nostra orgogliosa identità:
“la presentosa”, “la cannatora”, “gli orecchini a “Sciacquajje” “l’anello corniola”.
Pescocostanzo è tornata a svolgere quindi un ruolo di primo piano in questo settore, di grande interesse e valore per il territorio.
Questi giovani maestri artigiani hanno salvato il patrimonio di conoscenza, di capacità tecnica, di stile e qualità assicurando continuità ad una celebrata tradizione.
L’arte è nelle loro mani.
L’entusiasmo, la passione per la materia, la fantasia, la capacità danno vita a creazioni di bellezza.
Proprio le mani sono interpreti delle idee, della sensibilità e creatività di questi maestri orafi che narrano la storia di una comunità e ne perpetuano la nobile tradizione, ma con il loro estro e perizia sono in grado di ideare nuove forme e simboli con un alto profilo di unicità.
Carlo Rainaldi fa parte di questo gruppo
Il suo laboratorio “la Casina d’oro” in largo avanti la chiesa, è attivo dal 1991 venticinque anni di attività, e di ricerca.
Il desiderio di attualizzare l’offerta ed incrociare i gusti di una clientela sempre più esigente, il suo estro lo hanno portato a studiare, ricercare, e indagare il mondo dell’arte orafa con tenacia, ad elaborare e sperimentare nuovi modelli accostando forme antiche a forme nuove.
Nel corso degli anni ha realizzato con perizia (e successo) singolari creazioni con impiego di laminato, filigrana e pietre preziose riscuotendo apprezzamento e positivi riscontri.
Questa sua creatività fu premiata al “Premio Scanno” – Sezione artigianato artistico nel 1989.
In occasione della Ricorrenza dell’unità D’Italia e stato, presente alla mostra voluta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano organizzata a Roma sulle tradizioni popolari Italiane. A Castel Sant’Angelo, in rappresentanza della regione Abruzzo, di recente ha prodotto il conio della moneta IKO dell’omonimaFondazione per il Recupero dei Borghi d’Italia (vedi Pennadomo).
Salire la breve gradinata che dà sul “vignalino” della “Casina d’oro” e dare uno sguardo alla vetrina che risplende di creazioni esemplari, tratte dal repertorio tradizionale locale, presentate sempre in modo originale ed elegante, significa scoprire un vero tesoro.
Ma la narrazione continua.
Accostati ai gioielli classici-tradizionali ecco i nuovi “ amori” frutto del suo ingegno, del suo estro.
I più recenti ispirati dall’osservazione e dallo studio di elementi architettonici locali e da alcune importanti forme dell’arte sacra, ma anche dall’attività pastorale del passato e dalla natura:
- rosone di S. Giovanni
- acquasanta
- transumante
- tempo
- spazio
- collezione ghiaccio
La passione per l’artigianato orafo, l’impegno per il recupero della tradizione, la diffusione e la conoscenza della storia e delle arti locali sono temi che Carlo Rainaldi ha inserito nel suo programma di attività nel mandato amministrativo che per 11 anni lo ha visto impegnato come assessore al turismo e alla cultura, nonché come vice sindaco del comune di Pescocostanzo.
In questi anni ha profuso le sue energie per realizzare importanti eventi, mettendo al centro sempre la forte identità culturale che Pescocostanzo vanta da secoli; nelle innumerevoli iniziative proposte un ruolo di primo piano ha recitato anche l’arte orafa.
Meritano di essere ricordate in proposito almeno le due importanti mostre:
“MITO E TRADIZIONE” (reperti peligni e sanniti) in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale D’Abruzzo di Chieti ;
“ I CINQUECENTO ANNI DELLA CANNATORA “ in collaborazione con il“Museo Nazionale Delle Arti e Tradizione Popolari di Roma”.
La passione nasce in giovane età, la prima formazione quasi da autodidatta, poi il completamento formativo presso importanti laboratori orafi di Napoli.
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